Diario della GMG /3 – Lisbona 2023

«Non abbiate paura di essere fragili, perché è nelle fragilità umane che Dio ci da’ appuntamento». Le parole di don Luigi Ciotti durante la festa degli italiani a Lisbona per la GMG hanno “spoilerato” il tema del “Rise up di stamattina”.

Fragilità: una condizione che alla GMG si manifesta qui subito. Alloggi scomodi, piedi gonfi, sete, fame, spossatezza, scoraggiamento, qualche paura e qualche attacco d’ansia se ci si ritrova bloccati in un tunnel della metropolitana con centinaia di persone.

Ma ci sono anche le fragilità più personali, più profonde, che ciascuno si porta dentro. Durante i primi giorni non ci si fa tanto caso, le novità sono molte, come le persone che si incontrano, le parole che si ascoltano e le persone che si incontrano. Poi, però, queste fragilità che ci portiamo dentro affiorano. Sarà per questo vento incessante che libera il cielo dalle nuvole ma che mette anche a nudo, di fronte a se stessi e agli altri.

Scoprirsi fragili. Non si scappa.

«Le reti vuote degli apostoli sono esperienza di una fraternità ferita. Di una comunità che si scopre fragile. Un fallimento – ha spiegato don Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino che ha guidato la riflessione di stamattina nella parrocchia di Sant’Eugenio -. Gesù però chiede il poco pesce pescato assieme alle reti vuote: questa è l’alba, è solo l’inizio. Un’alba di vita e di luce».

Dalle fragilità di ciascuno si può costruire la comunità? È questa la domanda consegnata ai giovani vicentini e agli altri italiani che in questi giorni si sono aggiunti alla comunità di pellegrini ospitata nella parrocchia di Sant’Eugenio, 1.100 persone in tutto che hanno condiviso in gruppi la riflessione.

«Condividere una fragilità è più difficile – è una delle tante risposte – ma crea legami più profondi perché costringe a fidarci dell’altro».


Andrea Frison, La Voce dei Berici

(Diocesi di Vicenza)

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