Messa Peregrinatio san Pio X. Il patriarca Moraglia: “Fu un Papa riformatore, riferimento solido per l’intera Chiesa, pastore d’anime che scelse Cristo senza compromessi”

Messa in occasione della Peregrinatio corporis di S. Pio X a Treviso e Riese Pio X – (Cattedrale di Treviso, 7 ottobre 2023)

Omelia del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

Ringrazio il Vescovo Michele per l’invito a presiedere l’Eucaristia con cui ha, di fatto, inizio la peregrinatio dell’urna di san Pio X nella Diocesi di Treviso che è, tra l’altro, la Chiesa del suo battesimo.

Giuseppe Melchiorre Sarto è un figlio che oggi ritorna nella Chiesa al cui fonte battesimale fu generato in Cristo e vi ritorna con l’insegna più bella di cui un cristiano possa fregiarsi che non è l’esser stato Sommo Pontefice ma aver esercitato, in modo eroico, le virtù cristiane; Giuseppe Melchiorre Sarto – san Pio X – ritorna con l’insegna della santità.

È un battezzato di questa Chiesa – nato in questa terra, in un paese che oggi porta il suo nome, Riese Pio X – che “ritorna” nella Chiesa dove visse fino all’età di quasi cinquant’anni, svolgendovi il ministero sacerdotale con profondo zelo e stile di vera umiltà.

Ed è proprio la Chiesa particolare che – nella comunione con la Chiesa universale – genera al fonte battesimale tutti i suoi figli inserendoli nel Cristo e, conseguentemente, nei fratelli.

Nelle due lettere ai Corinti l’apostolo Paolo scrive che il corpo mortale è destinato a rivestirsi d’incorruttibilità e immortalità (cfr. 1Cor 15,53-54) e, quando comparirà dinanzi al Signore, riceverà “la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male” (2Cor 5,10).

Così, proprio il corpo è lo “spazio” in cui si rende visibile e s’incontra la persona. Le spoglie mortali di un santo rimandano, quindi, alla concretezza della sua storia, alla sua vicenda personale, alla sua santità.

Guardiamo, allora, a Pio X come ad uno di noi e non a un “superuomo”; è un battezzato a cui il Signore ha usato una particolare misericordia.

La prima lettura ricorda come il profeta Isaia, dinanzi alla chiamata di Dio, abbia confessato tutta la sua inadeguatezza: “Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito…” (Is 6,5). Eppure proprio quest’uomo viene raggiunto e cambiato dalla grazia di Dio e diventerà l’inviato del Signore in mezzo al popolo. Il santo nella sua umanità, nel suo essere uomo, diventa nello stesso tempo uomo nuovo, Vangelo vissuto!

Nell’Imitazione di Cristo – un libro che ha formato generazioni di cristiani – leggiamo: “Soltanto chi sente tutte le cose come una cosa sola, e le porta verso l’unità e le vede tutte nell’unità, può avere tranquillità interiore e abitare in Dio nella pace… Si rimetterà del tutto e con piena fiducia in Dio: in Dio, che per lui sarà tutto, in ogni circostanza; in Dio, agli occhi del quale nulla muove o va interamente perduto; in Dio, e per il quale ogni cosa vive, servendo senza esitazione al suo comando”  (Imitazione di Cristo, III e XXV).

Giuseppe Melchiorre Sarto individuò il centro unificatore della sua vita nel motto “Instaurare omnia in Christo”. Il motto episcopale – che ogni Vescovo assume all’inizio del suo ministero – non è retaggio del passato ma progetto di vita.

Se ripercorriamo la vita di Giuseppe Sarto, dai primi anni di sacerdozio fino alla morte – a Tombolo fu cappellano, a Salzano parroco, a Treviso cancelliere e padre spirituale del Seminario, a Mantova vescovo, a Venezia patriarca e, infine, a Roma Papa -, allora, vediamo come quel motto “Instaurare omnia in Christo” fu realmente espressione del suo stile, che risulta ben illustrato nella prima lettera di Pietro: “…pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il Pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pt 5,2-4).

“Instaurare omnia in Christo” fu, semplicemente, il progetto di vita che l’accompagnò per i quasi 56 anni di vita sacerdotale – dall’ordinazione (18 settembre 1858) alla morte (20 agosto 1914) – fino agli ultimi giorni quando offrì la vita per scongiurare la guerra da lui chiamata il “guerrone”.

Uno dei suoi ultimi incontri pubblici fu con i seminaristi che – era l’estate del 1914 – si apprestavano a tornare dai Collegi romani alle loro Diocesi d’origine per l’ormai imminente scoppio della guerra. In quella circostanza Pio X disse con grande tristezza: “Io darei la mia vita per scongiurare l’orribile flagello”. E parlava di quella che sarebbe stata la prima guerra mondiale.

San Pio X fu un Papa “riformatore” e tale rimane, al di là delle differenti connotazioni con cui talora lo si dipinge nei confronti della “modernità”. Sì, alla fine, “riformatore” risulta essere il termine più idoneo per comprenderne al meglio la figura.

Quest’uomo – che non aveva titoli accademici – mise mano alla riforma della Curia Romana, che, per taluni aspetti, risentiva ancora del potere temporale. Portò avanti la riforma del diritto nella Chiesa e iniziò quel lavoro immane che condurrà, sotto il suo successore, Benedetto XV, alla promulgazione del Codice di Diritto Canonico. Intravide poi una nuova modalità di presenza dei laici nella Chiesa, non era ancora un impegno in politica ma un impegno nel sociale e nella culturale; una presenza viva per rispondere alle esigenze dei lavoratori e secondo una logica di mutuo aiuto, nell’ottica del bene comune; insomma, una sorta di preparazione in vista del momento in cui i laici saranno chiamati ad entrare, a pieno titolo, nell’agone politico.

Anche nella liturgia, nella musica sacra e nella formazione dei sacerdoti seppe esplicitare un’intensa azione riformatrice. Pio X ha introdotto un modello di catechesi che ha plasmato intere generazioni, formando bambini, genitori e famiglie.

Nel Vangelo oggi proclamato è riportato un dialogo tra Pietro e Gesù. All’apostolo che confessa “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, Gesù affida la sua Chiesa: “…tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16,16.18).

San Pio X, in tempi difficili, ha svolto il ministero petrino e fu riferimento solido per l’intera Chiesa. Egli – nel già menzionato motto “Instaurare omnia in Christo” – volle esprimere la sua scelta per Cristo, senza compromessi. Per lui, infatti, Gesù Cristo era l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine, poiché proprio in Gesù, il Padre, aveva ricapitolato l’universo.

Egli mai volle essere altro se non un “pastore d’anime” – il parroco del mondo – nel senso più alto e nobile del termine e, in questo, diede il meglio di sé, poiché, la cultura, la filosofia, la teologia, la diplomazia ecclesiastica non erano suoi terreni d’elezione.

Egli, in ogni stagione della vita (come prete, vescovo, cardinale, papa), ebbe a cuore la cura dei fedeli; dovunque fu mandato, fu sempre attento a tutelare e promuovere la fede della gente che era affidata alle sue cure.

L’auspicio è che questa peregrinatio, che ha il suo inizio nella Chiesa che è in Treviso e farà tappa anche nella Chiesa che è in Padova, per concludersi nella Chiesa patriarcale che è in Venezia, sia per il nostro popolo un tempo di preghiera, di catechesi e di carità.

L’intercessione di san Pio X consenta ai pastori e ai fedeli di vivere come il Signore attende da tutti noi e così “ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,10).

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(Diocesi di Treviso)

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