I Santi, la moltitudine immensa di coloro che hanno vissuto le beatitudini

Il vescovo Michele Tomasi ha presieduto, questa mattina in cattedrale, la celebrazione eucaristica nella solennità di Tutti i Santi. Una celebrazione, ha sottolineato il Vescovo, “nella riconoscenza al Signore per averci donato tanti fratelli e sorelle che si sono fidati di lui nella loro esistenza, conosciuti o meno, grandi e piccoli, in tutto il mondo e in tutte le epoche. Lo ringraziamo perché egli rivolge anche a noi la chiamata a essere santi come il Padre è santo”.

Mons. Tomasi ha messo in luce il legame tra il testo del Vangelo, con il Discorso della montagna, e la folla che ascolta da Gesù l’elenco delle Beatitudini, “indicazioni di un cammino di vita nuova con Lui” e il racconto del libro dell’Apocalisse che, nella sua grandiosa visione della fine e del fine della storia, ci parla di una moltitudine, “la stessa folla del Vangelo delle Beatitudini”, ha evidenziato il Vescovo.

“Ci sembrano spesso indicazioni difficili, esigenti, dure. Ci sembra che ci chiedano di sacrificare tante sicurezze e comodità di cui pensiamo talvolta di non riuscire a fare a meno. Spesso non lo vogliamo nemmeno. Eppure in quelle parole c’è tutta la passione di Cristo – e che altro è la compassione del buon Pastore se non questo? – per l’umanità, per i suoi bisogni, per le sue necessità, le più immediate come le più profonde. E sono i più poveri, i più abbandonati, i più soli che colgono benissimo che quella che ascoltano è una Parola buona, una Parola che apre prospettive di vita e di speranza. Ma anche quando pensiamo di non essere poveri o particolarmente bisognosi, quando temiamo che per seguirlo Gesù ci chieda troppo, sentiamo prima o poi che anche noi abbiamo una ferita, un bisogno, qualcosa da sanare e che vorremmo potesse guarire: anche in noi c’è una solitudine, un bisogno di accoglienza e di affetto, un anelito di felicità”. Bisogni che pensiamo di dover “conquistare, costruire, difendere, contro tutto e contro tutti”. Ed ecco la “guerra di tutti contro tutti: le dolorose e tragiche vicende della grande storia del nostro tempo confuso, ma anche le nostre quotidiane vicende, sulle strade, nelle case, talvolta anche nella Chiesa. Gesù viene incontro al nostro desiderio e al nostro bisogno, sa che quelle Parole vanno dette per il nostro bene, per la nostra gioia, per una vita in pienezza”.

“E dunque – ha aggiunto il Vescovo – ci insegna: ad accogliere la nostra povertà, e a non riporre fiducia nelle ricchezze, a diventare poveri, dunque; ad accettare senza vergogna il dono delle lacrime; a vivere la forza potente della mitezza, contro ogni forma di violenza; ad esigere la giustizia come nutrimento fondamentale che ci sostiene e ci rafforza; ad essere misericordiosi, nei pensieri e nelle opere; a coltivare, come bambini, la purezza del cuore; ad essere operatori di pace, non a parlare soltanto di pace, ma a viverla concretamente e quotidianamente; ad accettare la persecuzione che viene dall’essere discepoli del Cristo, fedeli a questa sua Parola di beatitudine”.

Se sapremo vivere così scopriremo, qui ed oggi, “che la moltitudine di cui ci parla il libro dell’Apocalisse nella sua grandiosa visione della fine e del fine della storia, è proprio la stessa folla del Vangelo delle Beatitudini. Sono loro, infatti, quanti “vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”. Sono quanti non hanno votato la loro vita a sistemi economici, politici e di convivenza oppressivi, violenti e contro giustizia. Sono coloro che hanno trovato ragioni e motivi di fedeltà, coraggiosa mitezza e perseveranza nella prova, per amore di Cristo. Sono coloro che hanno vissuto della vita stessa di Cristo, l’Agnello immolato. Nella fatica hanno trovato conforto, e il Sangue di Cristo è stata la loro purificazione: hanno imparato a donarsi, partecipando al dono dell’unico giusto, dell’Agnello immolato e vivo, ritto in mezzo al trono della vita. Una folla, una “moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”: questi – ha concluso il Vescovo – sono «tutti i Santi» che oggi celebriamo, nella gioia e nella gratitudine per la loro testimonianza. E preghiamo di essere accolti anche noi in questa schiera beata”.

L’omelia integrale

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(Diocesi di Treviso)

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