La Bertoliana omaggia il fotografo Placido Barbieri a 10 anni dalla scomparsa

La Biblioteca Bertoliana omaggia il fotografo Placido Barbieri (1916-2013) a 10 anni dalla sua scomparsa con l’esposizione di alcuni suoi scatti, che verrà inaugurata martedì 12 dicembre alle 18 nella sala generale di palazzo San Giacomo in contra’ Riale 5.
Con l’occasione verrà presentato il libro “Placido Barbieri fotografo” (Ronzani, 2019), con la partecipazione della figlia Elena Barbieri, del maestro Bepi De Marzi e di Giovanna Grossato, critica d’arte, curatrice e giornalista.
Le riproduzioni delle fotografie esposte – frutto di una selezione tra le 695 fotografie e 2650 diapositive che Barbieri donò alla Bertoliana nel 2009 – ritraggono in bianco e nero 12 illustri vicentini: Adriana Marchetto, Fernando Bandini, Gino Nogara, Gino Soldà, Mariano Pinton, Mario Rigoni Stern, Nereo Quagliato, Neri Pozza, Otello De Maria, Renata Bonfanti, Ruggero Pegoraro, Virgilio Scapin.
L’esposizione sarà visitabile dal 12 dicembre negli orari di apertura della sede della Bertoliana di palazzo San Giacomo: dalle 8 alle 19, il sabato dalle 8 alle 12.30.

Biografia
Placido Barbieri nasce a Milano il 16 novembre 1916 da genitori originari di Piovene Rocchette e immigrati nel capoluogo lombardo. A sei anni, orfano del padre, si trasferisce con la madre e i fratelli prima a Piacenza, dallo zio Nando, poi, nel 1927, a Vicenza.
Si appassiona presto alla fotografia, approfondendone il linguaggio artistico e consolidando le nozioni di base.
Nel 1952 conosce Bruno Bulzacchi, farmacista e fotografo vicentino, che ne intuisce le doti e lo guida nei primi passi all’arte della fotografia.
È del 1959 la prima esposizione pubblica con la Mostra fotografica dilettantistica (Vicenza, Casa del Palladio). Nello stesso anno, con Luigi Maran, Nadir Rizzato e Fernando Romani, dà vita al Circolo fotografico vicentino, cenacolo artistico in cui gli appassionati condividono esperienze e nuove idee.
L’anno successivo è insignito, primo vicentino, del titolo di “Artiste de la Fédération Internationale de l’Art Photographique”, attirando le attenzioni della stampa specializzata e dei galleristi non solo nazionali.
Nel 1962 realizza la sua prima mostra personale alla Galleria del Bacchiglione, in contra’ Porti, con 40 foto, da cui emergono “lo sforzo dell’artista di non lasciarsi sedurre da un superato vedutismo, né dalle tentazioni di un mal concepito astrattismo” e “la fedeltà al motivo umano, inteso non come figura di composizione ma come catalizzatore di una emozione” (Bruno Bulzacchi, 1962).
Espone in numerose mostre personali e collettive assieme ai maggiori fotografi italiani. Premiato in prestigiosi concorsi nazionali ed esteri, è membro di giurie anche internazionali. Le sue foto, oltre ad essere esposte alla Keith de Lellis Gallery di New York, sono state pubblicate su riviste di settore, ma anche su giornali di attualità e cultura.
Come fotografo ha prediletto il ritratto e la figura umana: particolarmente rappresentativa di tale ricerca è la mostra allestita nella Sala Borsa della Basilica Palladiana nel gennaio 1988, intitolata “La gente, la mia gente”, nella quale sono esposti sguardi e volti di donne, bambini, artisti, scrittori, ma anche alpinisti, montanari, contadini, una raccolta delle figure e delle persone che hanno accompagnato Barbieri per tutta la vita. Tra di essi si ricordano Bruno Detassis, Gino Soldà (“Mi piaceva il suo viso espressivo”), Neri Pozza (“Mi piaceva la sua passione per la difesa del territorio. Facevamo scambio merce: lui mi regalava un’incisione, io le foto”), Andrea Zanzotto (“Non sapevo neanche chi fosse. Andai da Virgilio Scapin a comprare qualche suo libro. La moglie di Zanzotto mi concedette mezz’ora, invece restammo a scattare per quattro ore”), Mario Rigoni Stern, Mirko Vucetich, Miraldo Beghini (“Guardi quei suoi dipinti, anche quello è un cambio merce”), Otello De Maria, Mario Romano Albanese, Barbaro Remigio, Nereo Quagliato e Giuseppe Giordani (“Ha rifatto le statue della Basilica e ha corretto quelle di parco Querini”).
Ha immortalato paesaggi veneti di montagna, collina e laguna, ma ha anche inventato nudi con cigni volanti e seni di donna.
Per Placido Barbieri la fotografia è il mezzo per scoprire ed esprimere il mondo e le persone, prima ancora che per vedere e riprodurre la realtà: più della narrazione fotografica, egli dimostra vivo interesse per “la forma, il complesso degli elementi visivi (linea, plastica, volumi, colori, rilievo, armonia) che seppe rendere spesso in maniera originale e superba” (Elena Barbieri, 2019).
Si spegne a Vicenza il 29 luglio 2013 all’età di 96 anni.

ATTENZIONE: La notizia si riferisce alla data di pubblicazione indicata in alto. Le informazioni contenute possono pertanto subire variazioni nel tempo, non registrate in questa pagina, ma in comunicazioni successive.

(Comune di Vicenza)

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