«Su una lapide, posta in un giardino di rose, che commemora 20 bambini ebrei trucidati dai nazisti nel campo di concentramento di Neuengamme, a sud-est di Amburgo, è scritto: “Qui sosta in silenzio, ma quando ti allontani parla”.
Ecco, se oggi siamo qui, accanto alla lapide in ricordo degli ebrei deportati da Vicenza ad Auschwitz, è perché sentiamo il dovere di parlare, di dare voce e “Memoria” a tutte le vittime innocenti della Shoah e della violenza dell’uomo nei confronti di altri uomini e di altre donne».
Con queste le parole, pronunciate stamane in piazza Matteotti davanti alla lapide che ricorda i deportati partiti da Vicenza, il sindaco Giacomo Possamai ha voluto sottolineare l’importanza e il senso di continuare a commemorare il Giorno della Memoria.
Alla cerimonia, insieme alle autorità, hanno preso parte anche studenti delle scuole superiori della città: «A loro – ha detto il sindaco – dobbiamo dare dimostrazione che questa cerimonia non è solamente un momento di doverosa commemorazione, ma è l’occasione per ribadire con forza e con determinazione che ogni giorno abbiamo il dovere di testimoniare con le parole e con gesti concreti, il nostro mai più».
E prima di incamminarsi verso i luoghi di Vicenza dove sono state collocate le pietre d’inciampo dedicate a Pietro Franco, Torquato e Franco Fraccon, Guido Orvieto, la moglie Angela Caivano e Carlo Cricco, il sindaco ha annunciato: «Mi piacerebbe che la nostra amministrazione, su precisa volontà del consiglio comunale, ne proseguisse la posa iniziata da chi ci ha preceduto, perché altri sono i nostri concittadini che non possiamo dimenticare».
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