Venerdì 26 gennaio a Orano (Algeria) l’ordinazione episcopale di padre Davide Carraro. Tra i consacranti anche il vescovo Tomasi

Padre Davide Carraro, missionario del Pime, 47 anni, originario di Sambughè di Preganziol, sarà ordinato vescovo per la diocesi di Orano (Algeria) domani, venerdì 26 gennaio, nella cattedrale di Notre Dame de Santa Cruz, a Orano. Co-consacrante sarà il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, che padre Davide ha voluto invitare, segno importante del legame con la sua diocesi di origine, dove è cresciuto, ha studiato ed è stato ordinato sacerdote. Una celebrazione che arriva proprio nel giorno del 47esimo compleanno di padre Davide.

La nomina a vescovo, da parte di papa Francesco, è dello scorso ottobre, quando padre Davide era vicario generale di Algeri. Sarà proprio l’arcivescovo metropolita di Algeri, Jean Paul Vesco, primo consacrante di padre Davide, a presiedere la celebrazione eucaristica con il rito di ordinazione episcopale. Carraro è il primo vescovo italiano di una diocesi segnata dalla presenza dei domenicani francesi, tra cui Pierre Claverie, il vescovo-martire assassinato il 1° agosto 1996.

Una diocesi vasta, ma piccola per i numeri, quella di padre Carraro, con appena qualche centinaio di cattolici, una piccola minoranza in un Paese quasi totalmente musulmano. I cristiani algerini sono una quarantina, poi ci sono studenti dell’Africa subsahariana, qualche diplomatico in servizio nel Paese, alcuni migranti. “Noi non siamo lì solo per loro, siamo lì per tutti, Cristo è venuto per tutti – dice padre Carraro in una intervista nel numero in uscita del settimanale diocesano “La Vita del popolo” -. Orano ha un milione e mezzo di persone, l’intera diocesi è molto vasta, con vari milioni di abitanti. Ci rivolgeremo a tutti, naturalmente rispettando l’altro e la sua diversità. L’altro non deve pensarla come noi, avere le nostre stesse credenze, ma da lui possiamo apprendere molto. Quando si è piccoli si impara a essere ospitali, ad ascoltare, a confrontarsi con le altre persone. Si aprono delle porte, si vedono le cose da altri punti di vista, cresce l’importanza dell’altro”, aggiunge, ricordando l’importanza di lasciarsi coinvolgere dalla ricchezza dell’altro, nell’incontro e nel dialogo. “Io non voglio rinunciare alle mie verità di fede, anche i musulmani restano nelle loro convinzioni. Ma è importante non cedere in luoghi comuni. In genere, i musulmani sono capaci di grande generosità, noi tendiamo a vedere la radicalizzazione, ma nella vita quotidiana conosciamo soprattutto persone di grande religiosità. E’ bello sapersi arricchire anche guardando a come vivono la loro fede”.

(Diocesi di Treviso)

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