Finco (Lega – LV): “Stop a padre e madre, sui documenti tornano i genitori 1 e 2: dalla corte d’Appello di Roma una decisione favorevole alle teorie gender”

15 febbraio 2024

(Arv) Venezia 15 feb. 2024 –   “Niente padre e madre, ma genitore 1 e genitore 2: la corte d’Appello di Roma, con un tempismo degno di miglior causa, entra nel merito di una vicenda che risale al 2019, all’operato di Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, e affossa di fatto la natura umana per pennellare un assist mirabolante a favore delle mode del momento, colorate d’arcobaleno, e delle teorie gender tanto care al radicalismo chic e ‘à la page’ di una parte minoritaria della popolazione che però si erge a supremo arbitro dei costumi e cerca di imporre a chiunque, con protervia, la propria visione del mondo. Io non seguo queste teorie: rimango, come sempre, dalla parte di chi crede che sia ancora naturale chiamare padre e madre i propri genitori, perché così è, da che mondo è mondo”.

Queste le parole del vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto, Nicola Finco (Lega – LV).

“Puntuale, infatti – evidenzia il vicepresidente del Consiglio regionale – è arrivato l’ennesimo tentativo da parte di un giudice di invalidare quanto aveva correttamente stabilito il Ministro Salvini. È un fatto ciclico, ricorrente, che si manifesta soprattutto quando ci troviamo in prossimità di scadenze elettorali importanti. Questa volta, sotto la scure della giustizia italiana è finito il decreto firmato 5 anni fa dal ministro Salvini che ripristinava un dato di fatto incontestabile, lapalissiano, elementare, evidente a chiunque, fuorché a coloro che si ostinano ad osservare la realtà con occhi storti: se il decreto del 2019 ripristinava la dicitura padre e madre sulle carte d’identità dei bambini, il giudice oggi con la sua decisione riammette l’ircocervo anodino del genitore 1 e 2 sui documenti legati al rilascio della carta d’identità, accogliendo le resistenze di una coppia di mamme supportate da quei gruppi gender, legati ad una politica ideologica radicale, scollata dalla realtà e da ciò che ci dice la natura. Tra l’altro, la decisione innesca un effetto nella Pubblica Amministrazione non certo di secondaria importanza: i funzionari pubblici, infatti, rischiano l’accusa di falso ideologico per aver indicato il padre e la madre in luogo del genitore 1 e 2”.

“C’è il massimo rispetto del lavoro della magistratura – conclude Finco – anche quando prende queste strade, ma a mio parere c’è un limite a ciò che il nostro ordinamento può ammettere: certe sentenze, di fatto, assecondano teorie che assimilano e conformano tutto e a ogni costo, anche ciò che la natura ha reso differente

(Regione Veneto)

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