I dati regionali di “Mal’Aria di città 2024”: luci e ombre dell’inquinamento atmosferico in Veneto

Giovedì 8 febbraio 2024                                                                                        Comunicato stampa

 

I dati regionali di “Mal’Aria di città 2024”: luci e ombre dell’inquinamento atmosferico in Veneto
Nel 2023, 6 città capoluogo su 7 hanno superato i limiti giornalieri di PM10 ma è in sofferenza tutto il territorio regionale, a partire dalle aree rurali asfissiate dalle attività agricole

Lazzaro: “in Veneto è necessario accendere i riflettori su l’inquinamento derivante dalle attività agricole e zootecniche”
Legambiente: “basta deroghe, siamo in emergenza”

 

Il report “Mal’Aria di città 2024”Cartella digital (Report, Videoscheda e infografiche)

Legambiente Veneto esprime profonda preoccupazione per l’emergenza smog che continua ad affliggere la regione. I dati riportati nel nuovo report Mal’aria di CIttà 2024, divulgato oggi dall’associazione ambientalista, parlano chiaro: nonostante una riduzione dei livelli di inquinanti atmosferici nel 2023, le città, e tutti i territori di pianura del Veneto, faticano ad accelerare il passo verso un miglioramento sostanziale della qualità dell’aria. I loro livelli attuali sono stabili o migliorano lentamente ormai da diversi anni, certo in linea con la normativa attuale ma distanti da livelli capaci di garantire il benessere e la salute dei cittadini suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità oltre che dai nuovi limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030. Una situazione che al di là dei segnali positivi rispetto al passato, evidenzia per Legambiente la necessità di un impegno deciso, non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone.

Per ottenere aria pulita, incalza Legambiente, bisogna proseguire nel percorso di ripensamento della mobilità urbana in tutto il territorio regionale, implementando ovunque le zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico urbano con Città a 30 km/h e strade scolastiche, investendo massicciamente nel trasporto pubblico locale e nell’ampliamento di reti ciclo-pedonali, oltre che nell’elettrificazione di tutti i veicoli e relative infrastrutture di ricarica dei mezzi. Alcune Città della regione lo stanno facendo ma secondo l’associazione ambientalista sono in troppi a remare contro, rallentando questo urgente cambiamento. La tutela dell’atmosfera, in particolar modo in pianura padana, deve al contrario diventare una priorità nazionale anche per il Parlamento e per il Governo. Indispensabile anche agire sinergicamente sulle altre fonti di inquinamento, come il riscaldamento domestico e, soprattutto, l’agricoltura, un settore troppo spesso sottovalutato nell’analisi delle responsabilità ma che al contrario è responsabile di enormi emissioni inquinanti causate in particolare dalle attività agricole intensive e zootecniche e dagli abbruciamenti fuori controllo dei residui agricoli.

Il comparto agricolo e zootecnico rappresenta infatti una delle principali fonti di inquinamento atmosferico in Veneto su cui Legambiente chiede di accendere i riflettori. Il Veneto è infatti al primo posto in Italia per allevamenti di conigli e avicoli e al terzo per bovini. Secondo i dati ufficiali, al 31 dicembre 2019 risultavano 971 aziende ed industrie che dovrebbero essere soggette alla strategia europea di prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, di queste 450, il 46%, sono allevamenti.

Gli spandimenti incontrollati dei reflui zootecnici, che dal primo febbraio sono tornati ad invadere il territorio regionale, nonostante lo stato di allerta Pm10 regionali li vieti con livello di allerta rosso ed arancione, stanno contribuendo all’aggravarsi della situazione, con conseguenze negative per la qualità dell’aria e per gli ecosistemi locali. Non è forse un caso, secondo Legambiente, se proprio da inizio febbraio le concentrazioni di Pm10 in atmosfera siano schizzate a valori oltre il doppio consentito dalla legge, con picchi che arrivano a triplicare il limite di 50 microgrammi su metro cubo. Un dato che salta all’occhio osservando i dati delle centraline di Arpav per il rilevamento ufficiale delle concentrazioni di inquinanti collocate nella zone rurali, dove le concentrazioni di inquinanti risultano incredibilmente, in alcuni casi, più elevate rispetto a quelle delle  aree urbane.

Inoltre, i numerosi abbruciamenti all’aperto illegali di residui agricoli stanno peggiorando ulteriormente la situazione. Queste attività illegali, generano enormi quantità di inquinanti atmosferici, tra cui particolato fine e sostanze nocive, compromettendo irreparabilmente la la salute dei cittadini. Secondo Legambiente queste pratiche agricole sono irresponsabili e devono essere fermate immediatamente. Per farlo è necessario un intervento deciso da parte delle autorità competenti che devono intensificare i controlli e applicare sanzioni severe agli agricoltori fuorilegge che, anche se vietato, continuano a spandere i reflui zootecnici con tecniche che non prevedano l’interramento immediato e persistono negli abbruciamenti di residui vegetali.

Legambiente Veneto esorta dunque il governo, le istituzioni regionali e locali a prendere immediatamente provvedimenti collettivi e puntuali per affrontare l’ennesima emergenza smog in Veneto. “È necessario – commenta il presidente regionale di Legambiente Luigi Lazzaro – promuovere con più decisione l’avvento di pratiche agricole e zootecniche sostenibili, che rispettino l’aria, l’ambiente e la salute dei cittadini. Pratiche che esistono, come la copertura delle vasche di stoccaggio dei reflui e la gestione organizzata delle deiezioni animali per la produzione di biometano, digestato e compost di qualità. Pratiche che esistono ma che troppo spesso sono ideologicamente osteggiate anche dagli stessi agricoltori. Regione Veneto ha già adottato politiche attive efficaci per contrastare l’inquinamento atmosferico derivante da queste attività, con importanti incentivi elargiti per interventi in campo agricolo: grazie al pacchetto regionale di misure straordinarie sono stati realizzati bandi per l’acquisto di apparecchiature per l’interramento immediato di liquami, mentre il Programma di Sviluppo Rurale nel 2018 ha elargito agli agricoltori quasi 260 milioni di euro per interventi strutturali che comprendono interventi con effetti migliorativi sulla qualità dell’aria. Forse è il momento di andare a verificare i risultati di questi interventi ed eventualmente pianificarne altri”.

In una situazione che possiamo definire di emergenza con livelli altissimi di concentrazione di inquinanti in atmosfera che non si vedeva da molto tempo Legambiente fa un ulteriore appello a tutte le istituzioni affinché vengano rispettate le misure emergenziali previste dalla legge e dalle ordinanze sindacali e si attui una moratoria ad ogni deroga, intensificando i controlli sul territorio ed informando i cittadini dei rischi sanitari, almeno fino ad un miglioramento della situazione.

ufficio  stampa Legambiente Veneto – ufficiostampa@legambienteveneto.it 

(Legambiente Veneto)

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