Venerdì 21 febbraio il vescovo Michele presiede in cattedrale la concelebrazione con Comunione e Liberazione a 20 anni dalla morte di don Giussani e a 43 anni dal riconoscimento pontificio della fraternità di CL.
In un recente contributo, pubblicato su Tracce, la rivista mensile di CL, nel numero di febbraio, il card. Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia, la vita, ha scritto: “A vent’anni dalla sua morte mi è stata chiesta una riflessione sul contributo che don Luigi Giussani ha dato alla Chiesa e al mondo. Senza avventurarmi in approfondite analisi storiche, concentro tutto ciò che affiora in me – pensando alla sua persona e alla sua opera – in un solo pensiero, che formulerei così: “Ha preso sul serio l’uomo – ha preso sul serio Cristo. […]
Don Giussani ha saputo parlare all’uomo in quanto tale, all’uomo che ha delle domande di senso insopprimibili, che ha in sé il desiderio di vivere in pienezza ogni aspetto della vita: l’amore, l’amicizia, le relazioni, il lavoro, l’impegno nella società, etc. L’uomo che, in ultima analisi, è aperto a una dimensione trascendente della vita e che si sente inquieto fino a che non riesce a trovare una “risposta globale” alle sue domande, quel qualcosa che dà senso a tutto, che si presenta così “carico” di essere, di bene, di verità che può appagare ogni desiderio, che può essere fondamento a ogni aspetto del reale e che può dare spessore a ogni esperienza umana, inclusi, appunto, gli aspetti più ordinari e “laici” dell’esistenza: gli affetti, l’amicizia, lo studio, la scienza, il lavoro…
A questo “prendere sul serio l’uomo”, don Giussani ha unito il “prendere sul serio Cristo”. Ai suoi primi studenti don Giussani si presentava come un “prete in talare”, e come uno che parlava apertamente e con franchezza della sua fede in Gesù Cristo. Non ha, dunque, mai nascosto la sua identità, la sua missione, le sue convinzioni.
La scoperta di Gesù come centro della storia e del cosmo, come fulcro di tutto ciò che esiste e come pienezza di senso per l’uomo, fu una vera e propria “folgorazione” nei suoi anni giovanili. Questa sua personale “scoperta” non smise mai di comunicarla e di annunciarla a tutti quelli che incontrava. Don Giussani, con grande enfasi, mise l’accento sull’iniziativa gratuita e sorprendente di Dio che ci è venuto incontro, che si è reso “incontrabile”, “sperimentabile” nella concretezza della vita umana di suo Figlio, nella vicenda storica di Gesù di Nazareth, che rimane per sempre un “fatto storico”. Da qui l’insistenza forte sul cristianesimo non come sentimento, come intuizione filosofica di verità sublimi o come rigida esigenza etica, ma come “avvenimento” perennemente presente nella storia.
[…] Il suo carisma e il suo instancabile apostolato non sono solo un dono per la Chiesa, sono anche il contributo che don Giussani ha dato al mondo».
L’appuntamento è per venerdì 21 febbraio, alle ore 19.00 in Cattedrale a Treviso.