Rientro di capitali: le novità della Voluntary Disclosure 2.0

Padova. Sono oltre 129 mila i contribuenti italiani che, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate, si sono avvalsi della precedente edizione della Voluntary Disclosure, facendo emergere circa 59 miliardi di euro e consentendo allo Stato di incassare quasi 4 miliardi di euro.

I principali paesi esteri interessati dall’emersione delle attività e dei patrimoni detenuti dai residenti in Italia sono la Svizzera (41,5 miliardi di euro di attività emerse pari al 69,6% sul totale) e il Principato di Monaco (4,6 miliardi di euro di attività emerse pari al 7,7% sul totale).

Il Veneto ha registrato un numero di domande presentate pari a 7.811 (il 6,03% sul totale delle istanze presentate a livello nazionale, terzo dopo Lombardia con 63.580 domande, Piemonte con 17.442 e Liguria con 9.343. Il valore delle attività emerse ammonta a 3,7 miliardi di euro nel solo Veneto, di cui 890 milioni rientrati in Italia (pari al 24%). Secondo le prudenti stime di Banca Italia esiste una massa «extra fiscale» ancora in circolazione pari ad almeno 180 miliardi.

Scadrà il 31 luglio 2017 il termine per l’adesione alla Voluntary Disclosure bis (D.L. 193 del 22/10/2016, convertito in Legge 125/2016) e il nuovo modello fondato sullo scambio automatico di informazioni tra le autorità fiscali dei 122 Paesi che hanno aderito agli standard di trasparenza fiscale internazionale.

«Chi non avrà aderito al secondo e, per ora, ultimo richiamo bonario del fisco – osserva Alessandro Grassetto coordinatore della commissione di studio area fiscale 2013-2016 dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova – si troverà esposto alle istantanee procedure di intrusione dell’Agenzia delle Entrate nei propri conti esteri e nelle amministrazioni patrimoniali; si va sempre più avanti sulla strada dello scambio di informazioni effettivo e i dati a disposizione del fisco sono utilizzati con il risultato di far emergere situazioni patologiche.»

Nei 59 miliardi di euro riemersi con la Voluntary Disclosure del 2015 hanno prevalso i tagli medio-piccoli – la fascia più numerosa è stata quella di 300 mila euro – e gli asset meno complessi tra cui eredità e donazioni, anche molto risalenti nel tempo. All’appello 2017 invece sono attese le amministrazioni patrimoniali “ingegnerizzate” attraverso strutture complesse e personalizzate dal punto di vista della costruzione, con un elevato numero di Paesi internazionali interessati.

«Sottrarsi al fisco dal 1 agosto 2017 – conclude Grassetto – sarà un’operazione che, oltre ad esporre i patrimoni “esteri” ad un elevatissimo “rischio paese”, dovrà fare i conti con i controlli rafforzati sul Beneficial Owner (il “titolare effettivo” delle regole internazionali dell’antiriciclaggio) anche in relazione all’evasione fiscale (in vigore entro la fine del prossimo anno) secondo cui l’interposizione fittizia non sarà più un ostacolo all’individuazione del reale proprietario dei capitali in fuga.»

Sono questi alcuni dei temi dell’appuntamento “Voluntary disclosure 2.0: novità e criticità” organizzato il 6 febbraio scorso dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova con gli interventi di Sonia Saccon dell’Agenzia delle Entrate – direzione centrale accertamento UCIFI; Alessandro Grassetto dottore commercialista in Padova e partner dello studio associato Bernoni Grant Thornton; Davide Druda avvocato tributarista foro di Padova studio Pinelli e Druda; Carlo Bertoncello dottore commercialista in Padova studio associato Bernoni Grant Thornton e Claudio Carrara dottore commercialista in Padova, studio associato KPMG.

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