La pace, responsabilità quotidiana

Un’apertura del Festival Biblico in grande stile quella avvenuta nell’auditorium del Collegio Vescovile Pio X lo scorso giovedì 4 maggio con la partecipazione di un numeroso pubblico giunto per ascoltare la Lectio magistralis del prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio, sulla “Pacem in terris: dopo 60 anni è un sogno ancora possibile?”.
Don Michele Marcato ha introdotto la serata ringraziando tutti coloro che si sono impegnati e hanno lavorato a questa edizione. Hanno preso la parola don Ampelio Crema, presidente del Festival, che ha ricordato l’obiettivo dell’iniziativa, nata 19 anni fa con l’idea di avvicinare le persone alla Bibbia, in contesti diversi; l’architetto Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton: a lui il compito di raccontare il progetto del bosco in piazza Duomo; e don Davide Schiavon, che ha presentato le iniziative per il 50° della Caritas tarvisina inserite nel Festival.
Il vescovo Michele Tomasi nell’introdurre l’ospite ha ricordato l’importante ruolo di mons. Pietro Pavan, sacerdote trevigiano originario di Povegliano, cardinale nel 1985, che è stato uno dei più stretti collaboratori di Papa Giovanni XXIII nella stesura della Pacem in terris, la grande enciclica nella quale il Papa considerava la convivenza umana anzitutto come un fatto spirituale che doveva coniugarsi con la verità e la giustizia per rendere vivi l’economia, la politica, la società, i gruppi e i movimenti, insomma ogni aspetto della vita umana. Questo il grande messaggio di papa Roncalli nell’aprile del 1963 – ha ricordato il Vescovo-, che ha portato una ventata di speranza in quei giorni di tensione e apprensione che tutto il mondo viveva e che ha stimolato l’impegno di tanti a farsi operatori di pace. Tra questi sicuramente l’allora giovane Riccardi che, insieme ad altri, ha dato vita alla Comunità di Sant’Egidio, diventando così testimone privilegiato di come si possa costruire la pace anche partendo da mezzi e forze inadeguate.
Prendendo quindi la parola, il prof. Riccardi ha ricordato come nel suo recente viaggio in Ucraina, terra che sta vivendo il dramma della guerra, a contatto con i feriti e con le vittime di tale guerra, si sia posto questa domanda, se la pace interessa ancora, se la pace è ancora possibile. “Anche la gente in Ucraina si chiede quando arriverà la pace”.
Questo avviene in un mondo dove tutto è sempre più globale e si sta assistendo a guerre che scoppiano (Ucraina, Siria, Sudan, Etiopia ecc.) e non si concludono, anzi pare si “eternizzino”. La terza guerra mondiale “a pezzi”, come Papa Francesco più volte richiama, è proprio questa situazione dove tante sono le armi e gli armamenti che sono a disposizione e si utilizzano, tanti sono i nodi politici irrisolti che si intrecciano e molteplici sono le interferenze politiche internazionali. Ma ai cristiani di oggi, interessa ancora la pace? C’è la percezione che un Cristianesimo senza pace rappresenta una mutilazione del messaggio evangelico? L’enciclica Pacem in terris pubblicata l’11 aprile 1963 – era Giovedì Santo -, è stata il grande testamento di Papa Giovanni XXIII, oggi santo, che ha vissuto la sua vita cercando di incontrare, conoscere, ascoltare persone, popoli, situazioni. Nell’ottobre del 1962, durante la crisi di Cuba, egli percepisce il pericolo che il mondo sta attraversando e, con semplicità, rivolge un radiomessaggio nel quale invita ad ascoltare “il grido angoscioso che da tutti i punti della terra, dai bambini agli anziani, dalle persone alle comunità, sale verso il cielo: Pace! Pace! Pace!” invitando poi a promuovere, favorire e accettare il dialogo a tutti i livelli, quasi una profezia di pace che i pontefici e la Chiesa in modo diverso hanno lanciato in varie occasioni.
Con l’esperienza vissuta delle due guerre mondiali e i drammi che ne seguirono, papa Giovanni sapeva che l’umanità ne usciva stravolta e disumanizzata. E’ quello che oggi si vive in Ucraina, ieri si è vissuto in Albania o a Caporetto o in Afghanistan: questa è la guerra, in ogni tempo e in ogni luogo, ha ricordato Riccardi. Con la sua enciclica Papa Giovanni ci invita a cercare “i segni dei tempi”, rifuggire dal pessimismo, che è la premessa dell’indifferenza, e guardare dentro la storia dell’uomo di ogni tempo, perché lì sarà possibile trovare dei “cercatori di pace”.
Anche in questo difficile inizio del XXI secolo i cristiani sono chiamati ad una profezia di pace, alla costruzione di un clima e di un’opinione di pace. Se non si sceglie la pace come cuore della vita, si rischia di essere trascinati lentamente. Non solo verso l’irrilevanza, ma verso la diffidenza e l’indifferenza umana. Ecco perché, concludendo la sua Lectio il prof. Riccardi invita tutti a farsi artefici di pace a partire da piccoli gesti quotidiani, perché “la pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti e ai sapienti, agli strateghi: è una responsabilità universale che passa anche attraverso la vita quotidiana e che permette di costruire anche nuove forme di convivenza pacifica. Per questo mi auguro che questo cantiere rigeneri anche la Chiesa e ridia un senso all’Italia ed alle nostre comunità, dove si attendono i profeti di pace e di speranza!”.

(Paolo Gatto)

da “La Vita del popolo” del 14 maggio 2023

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(Diocesi di Treviso)

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