“Amiamo, conosciamo e diamo fiducia alla Parola sull’esempio di sant’Antonio”: pellegrinaggio diocesano a Padova

Anche quest’anno si è svolto il pellegrinaggio diocesano alla Basilica del Santo, a Padova, nel pomeriggio di mercoledì 7 giugno, guidato dal Vescovo Michele. Numerosi i fedeli trevigiani. Molti i sacerdoti concelebranti, oltre al vescovo emerito Gianfranco Agostino Gardin. I pellegrini sono stati accolti, all’inizio della celebrazione eucaristica, dal rettore della Basilica, padre Antonio Ramina.

Pubblichiamo l’omelia del Vescovo Tomasi:

Anche quest’anno sono la fede nel Signore Gesù e la grande devozione del nostro popolo a Sant’Antonio che ci hanno portato a ritrovarci di nuovo insieme in questa bellissima ed amata Basilica del Santo, a Padova. Antonio è un santo amato, al di là di ogni aspettativa, al di là di ogni differenza di provenienza e di appartenenza.

È un santo innamorato di Cristo, desideroso di vivere senza compromessi come discepolo di Gesù.

Un santo della Parola di Dio che conosceva con la mente e con il cuore, e che testimoniava con la vita.

Un santo che modellava ogni sua parola su quella divina.

Un santo tanto formato e trasformato dall’amore per Cristo da agire con forza e in modi riconosciuti presto come straordinari, in quell’amore che sa raggiungere l’impossibile, che anima la storia e le vicende di uomini e donne in ogni tempo, amore che riesce a compiere miracoli, segni cioè che suscitano stupore e meraviglia, e che donano speranza e coraggio, che aiutano a credere al bene possibile.

Proprio ottocento anni fa, durante giorni di primavera difficili per la sua predicazione a Rimini, dove era stato chiamato dal Vescovo per predicare contro alcune eresie allora diffuse, attorno al frate si era alzato come un muro di silenzio. I suoi avversari – gli avversari della Chiesa – erano riusciti a isolarlo, forse a indebolirne la credibilità come era indebolita quella dei vescovi e dei preti, e nessuno lo veniva ad ascoltare sulle piazze, le Chiese rimanevano deserte.

Solo, sulla riva del mare, forse tentato di rinunciare e di ammettere un doloroso insuccesso, Antonio scopre di non poter tacere. Forse gli sono risuonate nella mente e nel cuore le parole dell’Apostolo Paolo: “guai a me se non annuncio il Vangelo” (1Cor 9, 16). Ed ecco che la leggenda ci narra come preso da una forte emozione, Antonio si sia rivolto verso l’acqua, gridando:

«Udite la parola di Dio, voi pesci del mare e del fiume, da poi che gli infedeli erettici la schifano”.

Proprio così: come san Francesco si era rivolto agli uccelli, sant’Antonio predica ai pesci. Il Vangelo è per tutti, è per ogni creatura, è per il creato intero! Se le incomprensioni tra gli uomini, o le loro interpretazioni parziali od erronee della Parola di Dio, li rendono incapaci di ascoltare fino in fondo quanto la Chiesa trasmette, il predicatore non può tacere, e convoca altre creature, che subito rispondono all’invito:

“E detto ch’egli ebbe così, subitamente venne alla riva del mare a lui tanta moltitudine di pesci grandi e piccoli e mezzani, che mai in tutto quel Mare non ne fu veduta sì grande moltitudine e tutti levarono i capi fuori dell’acqua e stavano attenti in grandissima pace e mansuetudine ed ordine”.

La Parola che li ha creati è la stessa che essi ora riconoscono rivolta a loro. Il racconto continua poi presentando anche alcuni contenuti della predicazione del Santo:

“E Santo Antonio cominciò a predicare loro solennemente e disse così: «Fratelli miei pesci, molto siete tenuti, secondo la vostra possibilità, di ringraziare il nostro Creatore, il quale vi ha dato così nobile elemento per vostra abitazione»”.

Vedete come è fatto lo sguardo di Antonio: l’attenzione che egli rivolge ai pesci è causata dalla mancanza di persone che ascoltino, certo, ma lui ha qualcosa da dire anche ai pesci, li esorta a lodare il Signore perché hanno ricevuto in dono l’acqua, nobile elemento in cui vivere. Egli ha nel cuore la buona notizia e sa che è rivolta anche alle creature, ai pesci, e vuole che anche questi condividano la lode a Dio: c’è un Vangelo per ogni fibra dell’universo, e l’universo intero può e sa intonare una meravigliosa lode, un rendimento di grazie un’Eucaristia cosmica.

E stare con lui, a Rimini, accanto all’acqua, in questi giorni di dolorosissime alluvioni in terra di Romagna, ci richiama a quanto vicino ai drammi del nostro tempo possa essere la nostra riflessione, la nostra preghiera e la responsabilità che ci viene affidata dalla fede e dalla storia.

Antonio ha visto qualcosa del cuore di Dio.

Lui sperimenta quanto Laudato si’ ci insegna dell’amore di Dio: “Perfino l’effimera vita dell’essere più insignificante è oggetto del suo amore, e in quei pochi secondi di esistenza, Egli lo circonda con il suo affetto”.

La predicazione attira i pesci, che si lasciano attirare da questo sorprendente annuncio:

 “E quanto Sant’ Antonio più predicava, tanto la moltitudine di pesci più cresceva e nullo si partiva dal luogo che aveva preso”.

E la gente che incomincia ad essere attenta a questo punto – hanno fatto di tutto per ostentare indifferenza e disinteresse, ma come si può non lasciarsi interrogare da questo incontro – si lascia toccare, e si interessa, ed accorre:

“A questo miracolo cominciò a correre il popolo della città, tra il quale si trassero eziandio gli eretici sopraddetti, i quali, vedendo il miracolo così meraviglioso e manifesto, compunti ne’ loro cuori, tutti si gittarono ai piedi di S. Antonio per udire la sua parola”.

Ecco il vero miracolo. Ecco qualcosa che tocca i cuori, ecco qualcosa che riapre le orecchie, le menti, ma soprattutto i cuori all’ascolto della parola del Santo. Alla Parola di Dio.

Fratelli e sorelle carissimi. Sempre la Parola di Dio – ce lo insegna la lettera agli Ebrei –

è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio” (Eb 4, 12-13).

Possiamo sperimentare e testimoniare anche noi questa sua forza? Prendiamo esempio da quanto ci viene narrato di Sant’Antonio.

Amiamo e conosciamo la Parola di Dio: non per sentito dire, ma per conoscenza, lettura e meditazione personale e comunitaria.

Diamole fiducia, anche quando ci sembra che non interessi a nessuno, o che non sia in grado di incidere sul presente di tanti, troppi, oggi.

Impariamo a guardare ad ogni persona senza distinzioni, e ad ogni creatura senza limiti, con lo sguardo d’amore di Dio che impariamo dalla Scrittura.

Cantiamo e viviamo la lode e l’Eucaristia facendole sgorgare dal cuore e lasciandoci trasformare nel profondo di noi per cambiare ogni aspetto della nostra vita.

Così, come ci è stato proclamato oggi dal Vangelo, rimarremo in lui e la sua parola in noi.

Ascoltiamo questa sua parola, come se fosse oggi la voce di Sant’Antonio ad annunciarla a noi:

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5).

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(Diocesi di Treviso)

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